Melanoma e metastasi, il 41% dei pazienti è vivo a 5 anni grazie a immunoterapia

giovedì 6 maggio 2021
Foto melanoma

Oggi il 41% dei pazienti con melanoma e metastasi cerebrali è vivo a 5 anni: per la prima volta si è dimostrato che la combinazione di 2 molecole immunoterapiche, nivolumab più ipilimumab, funziona a lungo termine nelle persone in cui il cancro della pelle ha attaccato anche il cervello.

Lo dimostra uno studio della Fondazione NIBIT ONLUS. La pandemia non ferma infatti la ricerca scientifica contro il cancro promossa dalla Fondazione. Negli ultimi 12 mesi NIBIT ha sviluppato 6 studi clinici, tutti coordinati dal Centro di Immuno-Oncologia (CIO) dell'Azienda ospedaliero-universitaria Senese. Il risultato di questo impegno si concretizza in particolare in tre sperimentazioni, uniche al mondo per caratteristiche e risultati. Innanzitutto, lo studio NIBIT-M2 evidenzia che il 41% dei pazienti con melanoma e metastasi cerebrali è vivo a 5 anni, grazie alla combinazione di due molecole immunoterapiche. E, in un tumore raro e molto difficile da trattare come il mesotelioma, lo studio NIBIT-MESO-1 dimostra il valore del ritrattamento con l'immunoterapia e la possibilità di utilizzare il carico mutazionale del tumore per prevedere la risposta a questo approccio di cura.

Infine, lo studio NIBIT-ML1 vuole indicare una nuova via per vincere la resistenza all'immuno-oncologia nel tumore del polmone e nel melanoma. Le ricerche di Fondazione NIBIT sono presentate oggi 6 maggio in una conferenza stampa virtuale. Michele Maio, Presidente Fondazione NIBIT, Direttore di Oncologia all'Università di Siena e del Centro di Immuno-Oncologia (CIO) dell'Azienda ospedaliero-universitaria Senese, spiega: «Questi studi pongono le basi per cambiare la pratica clinica quotidiana. Oggi nel Centro di Siena sono circa 300 i pazienti, il 25% in più rispetto al 2019, coinvolti in oltre 50 studi clinici attivi. Le conseguenze della pandemia cominciano a essere evidenti nei nostri reparti in cui osserviamo persone con neoplasie molto avanzate, perché hanno ritardato le cure o ignorato sintomi sospetti, evitando di andare in ospedale». «Non possiamo vanificare gli sforzi compiuti dalla comunità oncologica in questi anni, la ricerca scientifica - conclude - non deve arrestarsi e la Fondazione NIBIT è in prima linea».

CL

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