Fumo di sigaretta, la Sardegna tra le regioni con la più alta percentuale di ex-fumatori

venerdì 10 gennaio 2025
Fumo di sigaretta, la Sardegna tra le regioni con la più alta percentuale di ex-fumatori

La Sardegna è tra le prime tre regioni italiane, alla pari con l’Emilia Romagna, con la più alta percentuale di ex-fumatori. Il 22,6% dei sardi ha detto basta al fumo di sigaretta, ma il numero di chi non cede al vizio è ancora troppo alto, esponendo loro stessi e gli altri a danni e conseguenze concrete.

«Gli effetti che il fumo passivo gioca sulla salute di coloro che non fuma sono deleteri – spiega il dottor Paolo Serra, allergologo e immunologo del Policlinico Duilio Casula - ogni anno, sono oltre 600mila le vittime del fumo passivo, rappresentando l'1% di tutti i decessi nel mondo. Di questi, 165mila sono morti bianche». Prosegue: «Ancor più preoccupante è il fatto che la maggior parte dei decessi è causata da malattie ischemiche del cuore e da infezioni delle basse vie respiratorie».

Il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), promosso dall'Istituto Superiore di Sanità, ha recentemente pubblicato il report relativo al biennio 2022-2023, evidenziando un tasso di fumatori in Italia pari al 24,5%, dato sensibilmente inferiore rispetto al 25,2% del quadriennio precedente. «Riguardo al supporto medico per smettere di fumare – afferma dottor Serra - la Sardegna risulta al di sopra della media nazionale, con il 55,7% (media italiana del 48,6%) degli intervistati, che afferma di aver ricevuto il consiglio da parte del proprio medico».

I fumatori presentano un rischio di mortalità, a causa di problemi cardiaci, da 3 a 5 volte superiore rispetto ai non fumatori. Inoltre, secondo gli esperti, una persona che fuma per tutta la vita ha il 50% di probabilità di morire a causa di una malattia correlata al fumo e potrebbe non vivere oltre i 45-54 anni.

«Il fumo di sigaretta costituisce la principale minaccia per la salute – sottolinea lo specialista dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari - non solo per il rischio di sviluppare tumori, ma anche per altre patologie polmonari come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), che colpisce circa il 5% della popolazione ed è associata a un elevato rischio di malattie cardiovascolari».

L'Italia è stata il primo grande Paese europeo a introdurre una normativa specifica, la legge 3/2003 "Tutela della salute dei non fumatori", che regolamenta il consumo di tabacco in tutti gli spazi pubblici e privati chiusi. «La legge Sirchia – dichiara l’allergologo e immunologo del Policlinico – ha avuto tangibili ricadute positive in termini di riduzione dei ricoveri ospedalieri per infarto acuto del miocardio e degli eventi coronarici acuti». E sottolinea: «Auspico, inoltre, che la legge possa essere emendata in senso restrittivo, con l’equiparazione tra prodotti del tabacco di vecchia e nuova generazione, con la limitazione imposta anche alle sigarette elettroniche e ai prodotti del tabacco riscaldati, oltre che l’estensione del divieto di pubblicità ai prodotti contenenti nicotina».

Venerdì 10 gennaio si celebra la Giornata Nazionale per i diritti dei non fumatori, finalizzata alla promozione del diritto a respirare un’aria più salubre senza il fumo di sigaretta. Al centro della giornata la prevenzione, nell’ottica di informare e sensibilizzare tutti, fumatori e non, sui pericoli.

«Il fumo passivo – spiega dottor Paolo Serra - infatti, genera gli stessi rischi di quello attivo, con la differenza che chi lo subisce non ha la possibilità di scegliere. Da questa considerazione nasce la carta dei diritti del non fumatore».

Federica Portoghese

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