AIDS, la prevenzione fa la differenza
L’AIDS, sindrome da immunodeficienza acquisita, è una malattia infettiva causata dal virus HIV, virus dell’immunodeficienza umana. L’azione principale del virus è quella di ridurre le difese immunitarie dell’organismo, distruggendo le cellule che svolgono un’azione di difesa contro altre infezioni.
«Ciò che fa la differenza è la prevenzione - spiega dottor Francesco Ortu, immunologo e allergologo del Policlinico Duilio Casula - sottoporsi volontariamente e in maniera totalmente anonima al test HIV, quando si sono adottati comportamenti potenzialmente a rischio, dà la possibilità di conoscere il proprio stato sierologico».
Tra le buone notizie, una di particolare interesse è rappresentata dalla notevole espansione del ricorso alla Profilassi Pre Esposizione (PREP) che consiste nell’assumere parte dei farmaci normalmente utilizzati nella terapia dell’infezione da HIV, per prevenire la stessa, che hanno dimostrato la capacità di ridurre notevolmente la probabilità di trasmissione dell’infezione (in maniera paragonabile ai metodi di barriera). «Tale strategia preventiva viene offerta gratuitamente da parte delle farmacie ospedaliere – dichiara dottor Ortu - dopo prescrizione da parte di centri autorizzati. Questa strategia deve associarsi ad altre strategie preventive (ad esempio vaccinazione per Papilloma virus, epatite A, monkey pox etc) e strategie di diagnosi precoce per altre malattie a trasmissione sessuale».
«Per i pazienti che vivono con HIV le principali novità dal punto di vista terapeutico - afferma l’immunologo e allergologo del Policlinico Duilio Casula - sono rappresentate dalla disponibilità e diffusione delle terapie parenterali (intramuscolo), che per alcuni rappresentano un indubbio vantaggio, eliminando la necessità di un’assunzione quotidiana della terapia antivirale». E prosegue: «Per contro però, non tutti i pazienti possono accedere a questa strategia, in quanto sono necessarie delle caratteristiche cliniche e virologiche che occorre rispettare per garantire il successo terapeutico».
Si sono rese disponibili nuove classi di farmaci con nuovi meccanismi d’azione come: inibitore del capside, inibitori dell’ingresso e della maturazione dei virioni, anticorpi monoclonali. «Per il momento sono limitati a condizioni cliniche particolari e a pazienti portatori di virus multi-resistenti – sottolinea dottor Ortu - per cui i farmaci attuali sono inefficaci, ma ampliano le nostre capacità di intervento».
Si stanno prospettando, inoltre, nuove strategie terapeutiche con farmaci attualmente disponibili: «Per esempio – afferma lo specialista dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari - la mono somministrazione orale settimanale o somministrazione sottocute, piuttosto che intramuscolare per i farmaci iniettivi a disposizione, e nuove strategie con farmaci di prossima registrazione (somministrabili sottocute ogni sei mesi, in associazione a quello già esistente)».
Risultati incoraggianti, anche se ancora preliminari, sono emersi riguardo agli studi di un vaccino: «Alcuni ricercatori sono riusciti a indurre la produzione di anticorpi bloccanti poli specifici- spiega l’immunologo e allergologo del Duilio Casula - in grado di bloccare il 35% di ceppi virali di tipo B (quello che attualmente sostiene gran parte dell’epidemia nelle nostre regioni) agendo su siti virali particolarmente conservati e non soggetti ad alto tasso di mutazione come altri siti virali».
Gran parte delle nuove diagnosi di infezione dell’HIV avviene in una condizione di immuno deficienza avanzata. Questo fenomeno interessa più del 60% delle nuove diagnosi di infezione e riguarda spesso persone di età media più avanzata e di sesso femminile. «Questo condiziona alcuni aspetti – dichiara lo specialista dell’Aou di Cagliari - da una parte, un aumentato rischio di andare incontro a gravi complicanze legate alle infezioni opportunistiche o altre condizioni cliniche, dall’altra, la possibilità di trasmettere l’infezione in modo inconsapevole».
Il 1° dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’AIDS per sensibilizzare e informare sul delicato e importante tema. Obiettivo prioritario è di cercare nuove strategie comunicative e di prevenzione che rendano consapevoli le persone del rischio. «Sarebbe utile far sapere che esiste anche la possibilità di eseguire degli auto test con dei kit – afferma il medico del Policlinico - che si possono acquistare liberamente in farmacia (su saliva o su sangue capillare, dal prezzo non proibitivo) che potrebbero ovviare al problema di rivolgersi ad un centro diagnostico sanitario».
Federica Portoghese