Immunodeficienza comune variabile, le nuove terapie aiutano la cura

mercoledì 20 novembre 2024
Immunodeficienza comune variabile, le nuove terapie aiutano la cura

Immunodeficienza comune variabile (CVID), l’Aou e l'Università degli Studi di Cagliari hanno partecipato a un importante lavoro multicentrico, dove sono stati coinvolti più Atenei e centri di ricerca, che ha confermato come la gestione del paziente e le terapie a disposizione danno un aiuto importante nelle cure di questa patologia.

La CVID è una malattia immunologica rara causata da un difetto di produzione delle immunoglobuline e colpisce circa 14 su 100mila individui, prevalentemente dai 20 ai 40 anni. Lo studio, intitolato "Lung function trajectories in Common Variable Immunodeficiencies: an observational retrospective multicenter study", alla quale hanno partecipato come autori anche due immunologi e allergologi del Policlinico Duilio Casula, i professori Davide Firinu e Stefano Del Giacco, è stato pubblicato sulla rivista scientifica The Journal of Allergy and Clinical Immunology e sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.

«Il nostro studio - dicono Firinu e Del Giacco, - rappresenta una ricerca innovativa e dettagliata sul declino della funzione polmonare nei pazienti con CVID. Questa patologia spesso si associa a infezioni e altri sintomi respiratori che influenzano significativamente la qualità della vita e la sopravvivenza dei pazienti».

«Per la comunità scientifica e medica, questo lavoro ha un doppio impatto - proseguono gli immunologi del Duilio Casula - rappresenta il più ampio studio mai condotto sull’andamento funzionale respiratorio nei pazienti CVID, fornendo nuovi dati utili per ottimizzare il monitoraggio clinico e la gestione personalizzata delle complicanze polmonari. Per i cittadini, questa ricerca porta una maggiore consapevolezza sull'importanza del monitoraggio respiratorio nelle malattie immunologiche, l’efficacia delle attuali terapie per questa malattia rara e sulla necessità di un approccio preventivo per preservare la salute polmonare».

La comprensione dell'evoluzione della funzione polmonare nel tempo era finora limitata, dicono ancora i due immunologi dell’Aou di Cagliari, «e i dati più affidabili risalgono a un’epoca in cui anche le terapie disponibili erano poco efficaci e la sopravvivenza limitata. Tra i risultati chiave che sono emersi, il 64% dei pazienti presentava comorbidità polmonari, e una minoranza significativa mostrava volumi polmonari sotto la norma. Nonostante ciò, il tasso di declino annuale della funzionalità respiratoria non risultava accelerato rispetto al normale andamento, suggerendo che l'impatto della CVID sulla funzione polmonare, pur significativo, non è oggi necessariamente più rapido rispetto ai soggetti sani».

Il lavoro, concludono i due professori, «ha l'obiettivo di determinare le misure di fisiologia polmonare in CVID, la loro traiettoria temporale e l'associazione con parametri clinici e immunologici. Sono stati analizzati 185 pazienti provenienti da cinque centri di riferimento italiani per le immunodeficienze, utilizzando test di funzionalità respiratoria longitudinali ed esami radiologici e standardizzando i dati secondo le linee guida più recenti».

Alla realizzazione dello studio hanno partecipato i ricercatori dell’Aou Giulia Costanzo e Andrea Ledda (dipartimento di Scienze mediche e sanità pubblica, Università degli Studi di Cagliari), gli specializzandi della Scuola di specializzazione in Allergologia e Immunologia clinica, e numerosi esperti appartenenti ad università e a enti ospedalieri di Padova, Treviso, Roma, Torino, Brescia e Southampton (UK).

LC

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