Disturbi del sonno, l’impatto nei pazienti con sclerosi multipla

giovedì 30 maggio 2024
Disturbi del sonno, l’impatto nei pazienti con sclerosi multipla

La sclerosi multipla (SM) è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. La Sardegna, spiega la professoressa Eleonora Cocco, direttrice del Centro regionale per la sclerosi multipla dell’Asl di Cagliari, «presenta una delle frequenze più alte al mondo, 400 persone circa per 100mila abitanti. Questa alta frequenza è essenzialmente legata alla particolare struttura genetica dei sardi e dall’interazione con dei fattori ambientali».

Tra i diversi sintomi dell’SM, i disturbi del sonno sono comuni nei pazienti affetti da questa patologia, dice la professoressa Monica Puligheddu, direttrice di Neurologia del Policlinico Duilio Casula, «e hanno un impatto cruciale nella salute e nella qualità della vita dei malati ma spesso vengono trascurati».

I sintomi più importanti e frequenti, in questo contesto, sono l’insonnia, la sindrome delle gambe senza riposo, i disturbi del movimento periodico degli arti inferiori e i disturbi respiratori legati al sonno (SRBD). Non è chiaro, prosegue la Puligheddu, «se i processi legati alla SM (responsabili delle lesioni) possano causare forme sintomatiche di apnea notturna. Sintomi simili alla narcolessia correlati alla SM sono descritti in letteratura e, in alcuni casi, si sono risolti con la terapia pulsata con metilprednisolone».

Studi più recenti, dice ancora la neurologa del Policlinico, «ipotizzano un meccanismo autoimmune alla base della narcolessia e in alcune forme di sclerosi multipla che può determinare una sintomatologia che vede coinvolto un neuropeptide, l’orexina, la cui ridotta secrezione può essere responsabile dei fenomeni di ipersonnia (ovvero l’incapacità di rimanere svegli e pienamente allertati durante il giorno), nonostante un adeguato sonno notturno. Allo stesso modo, il disturbo comportamentale del sonno REM, è stato descritto in alcune forme di sclerosi multipla in cui le lesioni colpiscono i centri regolatori dell’atonia in fase REM».

L’SM può esordire ad ogni età della vita, ma è più comunemente diagnosticata nei giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, prosegue la professoressa Cocco, «e le donne ne sono più frequentemente affette con un rapporto di più o meno di 2.5-3.5 a uno rispetto agli uomini». L’assetto ormonale, che influenza in maniera significativa la funzione del sistema immunitario, conclude la professoressa Cocco, «è verosimilmente la causa di questa differenza di frequenza tra i sessi. Il rapporto tra femmine e maschi è infatti pari a 1 in epoca pre-puberale per poi aumentare con il raggiungimento dell’età riproduttiva della donna, per poi diminuire nuovamente dopo la menopausa».

I pazienti con SM, dice in ultimo la professoressa Monica Puligheddu, «con sintomi diurni di scarso riposo o sonnolenti dovrebbero essere presi in carico nei centri di medicina del sonno e assistiti con metodiche di polisonnografia a diverso livello di complessità».

 

CL

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