Disturbi alimentari, in un anno il 40 per cento di casi in più

venerdì 15 marzo 2024
Disturbi alimentari, in un anno il 40 per cento di casi in più

I disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (DNA) rappresentano una categoria di patologie estremamente complesse per manifestazioni cliniche, fattori di rischio, fattori causali e di gestione. Negli ultimi anni queste malattie sono diventate una vera e propria emergenza, spiega la professoressa Federica Pinna, direttrice di Psichiatria dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, «a causa degli effetti devastanti che, in particolare l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa, hanno sulla salute e sulla vita di adolescenti, giovani e adulti tanto da essere attualmente considerati un'epidemia sociale in continua espansione».

Complessivamente in Italia sono oltre 3 milioni le persone che ricevono trattamenti per queste patologie, con un forte incremento rispetto ai circa 300 mila casi trattati nel 2000. A livello mondiale si superano i 55 milioni di individui trattati per DNA. Si tratta di un dato però sottostimato a causa della grande quota di pazienti che non arrivano alle cure. Emerge anche un ulteriore abbassamento dell'età di esordio, il 30% della popolazione è sotto i 14 anni, e una sempre maggiore diffusione nella popolazione maschile, colpita in un rapporto di 1/9 rispetto alla popolazione femminile. L’emergenza pandemica ha inoltre contribuito all’incremento di casi, soprattutto tra i giovanissimi.

Ai disturbi alimentari tradizionali, prosegue la professoressa, «si sono accompagnate una serie di varianti fortemente sottovalutate ma non meno problematiche in termini di rischio. Tra queste la drunkoressia, che si riferisce alla pratica di mettere in atto delle condotte alimentari compensatorie per poter ingerire abbondanti quantità di alcol senza aumentare di peso e/o per raggiungere più rapidamente gli effetti dell'alcol; la diabulimia, un fenomeno in crescente aumento tra le giovani adolescenti affette da diabete insulino trattato, che consiste nell'omissione volontaria di dosi di insulina con l'obiettivo di controllare il peso e dimagrire. Ancora, la pregoressia, un comportamento alimentare atipico che riguarda le donne in gravidanza fortemente angosciate dalla possibilità di andare incontro ad un incremento ponderale; la vigoressia, chiamata anche anoressia inversa, bigoressia o complesso di Adone, che colpisce le persone “ossessionate” dalla linea e dal fisico scolpito che, nonostante la muscolatura ipertrofica, si percepiscono flaccide e poco toniche e, infine, l'ortoressia, ovvero l’ossessione per l'alimentazione sana e naturale, con regole alimentari ferree, fobia per gli alimenti che potrebbero essere potenzialmente cancerogeni, troppo grassi per l'organismo o tossici, con l’esclusione di molti alimenti che apporterebbero dei benefici per la salute».

Queste patologie possono diventare pericolose per la salute e per la vita delle persone che ne sono affette. Infatti, compromettono la salute di organi e apparati e possono portare alla morte. «Il complesso intreccio di fattori, psichici, nutrizionali e internistici che caratterizzano questi disturbi - dice la psichiatra - rende indispensabile un approccio multidisciplinare integrato, sia sul piano diagnostico che terapeutico».

Il modello causale prevalente dei DNA è multifattoriale, continua la direttrice di Psichiatria, «e si basa su una prospettiva biopsicosociale, secondo cui esiste una concomitanza di differenti fattori di rischio e protettivi che possono, in diversa misura, interagire tra loro nel favorire l'insorgenza e il mantenimento di un disturbo alimentare».

I fattori di rischio possono essere rappresentati da una condizione genetica, da caratteristiche sociali, ambientali, culturali o familiari, o da un evento, come per esempio un trauma, che precede l'esordio di un DNA e la cui presenza è in grado di incrementare la probabilità che questo disturbo insorga.

Tra i fattori di rischio individuati spiccano, conclude la professoressa Federica Pinna, «l'adolescenza, l'appartenenza al genere femminile, l'esposizione ad esperienze traumatiche, una bassa autostima, l'insoddisfazione corporea, la tendenza al perfezionismo, l’intraprendere una dieta autogestita per calare di peso e i modelli estetici attualmente prevalenti con la continua e insistente pressione verso l'immagine, il corpo ideale e la magrezza».

La Giornata nazionale del Fiocchetto lilla, del 15 marzo, accende i riflettori su un problema sanitario di attualità e invita a riflettere sul tema, ponendo l’attenzione su cure e trattamenti per chi ne soffre.

CL

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