La gestione del parto prematuro

martedì 30 gennaio 2024
La gestione del parto prematuro

Nascere prematuri espone mamma e bambino a problematiche di salute che richiedono cure immediate e specifiche. I bimbi nati pretermine, ovvero prima della 37a settimana di gestazione, in Italia sono ogni anno oltre 24mila (il 6,3 % del totale). Di questi il 75,3 % è rappresentato da parti avvenuti dalla 34a alla 36a settimana gestazionale, ma i casi più importanti e che necessitano di un’assistenza intensiva sono quelli tra la 24 e la 32 settimana. Infatti, il grado di prematurità e le possibili conseguenze sul feto sono tanto più gravi quanto più precoce è l’epoca gestazionale in cui avviene il parto.

«La gestione della minaccia di parto pretermine – spiega la dottoressa Stefania Sanna, della Ginecologia e Ostetricia del Policlinico Duilio Casula - prevede diverse procedure che sono fondamentali per inquadrare il caso clinico e cercare di far proseguire la gravidanza sino a un periodo che consenta di ridurre le problematiche neonatali di un parto pretermine. Nel monitoraggio ospedaliero sono fondamentali valutazioni cliniche, di laboratorio ed ecografiche ripetute nel tempo».

«In circa il 50% dei casi il travaglio insorge spontaneamente con contrazioni e modificazioni della cervice uterina a membrane integre – continua la dottoressa Sanna - nel 30%, invece, dopo una rottura prematura delle membrane. Nel 20% dei casi lo stesso viene indotto quando, per una patologia materna e/o fetale o per una condizione ostetrica, la prosecuzione della gravidanza comporti un rischio non accettabile per la madre e/o per il bambino».

«Ci sono degli interventi che si possono attuare quando si presenta una di queste condizioni – prosegue la ginecologa – come l’induzione della maturità polmonare fetale con la somministrazione di Bentelan, la somministrazione di farmaci con azione tocolitica, di antibiotici per la risoluzione di problematiche infettive, la correzione chirurgica della insufficienza cervicale con cerchiaggio, la somministrazione di magnesio solfato per neuroprotezione fetale in prossimità del parto insieme alla terapia delle eventuali patologie materne associate».

Non c’è un’unica e chiara causa del perché si verifichi un parto prematuro, ma un insieme di fattori. Un precedente parto pretermine spontaneo tra 24 e 36 settimane è il fattore di rischio più importante in assoluto; altre importanti cause sono il distacco di placenta o la placenta previa, l’ipertensione gestazionale, la pre-eclampsia, il ritardo di crescita, la presenza di eccessivo liquido amniotico, di miomi maggiori di 5 cm e di malformazioni uterine, la presenza di sanguinamento uterino anomalo.

Altre cause molto frequenti possono essere rappresentate da infezioni uro-genitali, gravidanza gemellare, gravidanza da riproduzione medicalmente assistite, un intervallo inferiore a 6 mesi tra due gravidanze. «Assume un ruolo importante anche l’età materna – spiega la dottoressa Stefania Sanna – infatti hanno un rischio più elevato le donne con età minore di 18 anni e maggiore di 40. Altri fattori da non sottovalutare sono lo stress, fumo, droghe e alcol e obesità e diabete (pregravidico o gestazionale)».

Nella Ginecologica e Ostetricia del Policlinico Duilio Casula, conclude la dottoressa Stefania Sanna, «grazie all’esperienza nella diagnosi, monitoraggio e terapia arrivano anche pazienti con minaccia di parto pretermine da altri centri ospedalieri cittadini e dell’hinterland».

È fondamentale la presenza del reparto di Terapia intensiva neonatale del Policlinico con cui le strutture ginecologiche lavorano sinergicamente al fine di offrire alle mamme e ai neonati un’assistenza altamente specialistica.

 

CL

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