Osteoporosi, tra le forme più frequenti c’è la post menopausale
L’osteoporosi in Italia colpisce circa 5milioni di individui, l’80% sono donne in menopausa. Quest’ultima determina una riduzione degli estrogeni e il conseguente mancato freno al riassorbimento osseo, con la derivante tendenza alla malattia.
«Esistono diverse forme di osteoporosi, le più frequenti - spiega il professor Alberto Cauli, direttore di Reumatologia del Policlinico Duilio Casula - sono la post menopausale seguita dalla forma senile e da quelle secondarie ad altre malattie o dall’assunzione di farmaci osteopenizzanti».
«Il metabolismo osseo è modulato da molti fattori – prosegue il professor Cauli - tra i quali gli estrogeni che svolgono un ruolo pro-anabolico in quanto inibiscono il riassorbimento dell’osso». Clinicamente l’osteoporosi post-menopausale si caratterizza per la rapidità nella perdita ossea a livello trabecolare con parziale risparmio dell'osso corticale e per la maggior frequenza di fratture vertebrali e del polso.
La diagnosi della malattia viene formulata tramite l’esame MOC. «La terapia – dice lo specialista del Policlinico- si basa su un adeguato apporto di calcio e vitamina D, e sull’utilizzo di tre categorie di farmaci: antiriassorbitivi (bisfosfonati, SERMs, denosumab), anabolizzanti (teriparatide) e con duplice meccanismo d’azione, il romosozumab. La terapia ormonale sostitutiva nelle donne in post-menopausa deve essere prescritta dal ginecologo, se indicato, in casi specifici».
«Il tessuto osseo è in continuo rinnovamento - conclude il professor Alberto Cauli - grazie alla neoformazione e al riassorbimento mediato da cellule specifiche, che garantiscono l’accrescimento, la riparazione dei microtraumi e delle fratture. Un individuo raggiunge il massimo della massa ossea intorno ai trent’anni e successivamente si osserva un lento e fisiologico depauperamento. L’osteoporosi è una malattia ossea sistemica caratterizzata dalla diminuzione della massa e da un deterioramento della microarchitettura ossea con conseguente aumento del rischio di fratture».
CL