ChatGPT capace di falsare i dati degli studi clinici

mercoledì 20 dicembre 2023
ChatGPT capace di falsare i dati degli studi clinici

ChatGPT potrebbe essere usato per truccare i dati degli studi clinici. A dimostrarlo è un lavoro di ricerca del professor Giuseppe Giannaccare, direttore dell’Oculistica al San Giovanni di Dio e dei coautori, il professor Vincenzo Scorcia e il dottor Andrea Taloni dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Lo studio è stato pubblicato su JAMA Ophthalmology e rilanciato dalla rivista scientifica Nature. Gli autori hanno utilizzato GPT-4 per generare dati falsi e hanno erroneamente indicato che un certo trattamento chirurgico è migliore di un altro. «Abbiamo voluto evidenziare che, in pochi minuti, è possibile creare un set di dati non supportato da dati originali reali – afferma il professor Giannaccare - e addirittura nella direzione opposta rispetto alle evidenze disponibili».

La capacità dell'Intelligenza Artificiale (IA) di fabbricare dati convincenti crea preoccupazione tra i ricercatori e gli editori di riviste riguardo all'integrità della ricerca. Con ChatGPT, infatti, qualsiasi ricercatore o gruppo di ricerca potrà creare misurazioni false su pazienti inesistenti, risposte false a questionari o generare un grande set di dati su esperimenti sugli animali.

Giannaccare e i coautori, hanno chiesto a GPT-4 ADA di creare un set di dati riguardante pazienti con cheratocono, che provoca assottigliamento della cornea e può portare a problemi visivi. Per il 15-20% dei pazienti, il trattamento prevede un trapianto di cornea eseguito o con la cheratoplastica penetrante (PK), che comporta la rimozione chirurgica di tutti gli strati danneggiati della cornea e la loro sostituzione con tessuto sano proveniente da un donatore, o con la cheratoplastica lamellare anteriore profonda (DALK), in cui si sostituisce solo lo strato anteriore della cornea.

Gli autori hanno usato ChatGPT per fabbricare dati a sostegno della conclusione che la DALK produce risultati migliori rispetto alla PK. I dati generati dall'IA includevano 160 partecipanti maschi e 140 femmine e indicavano che coloro che avevano subito la DALK ottenevano punteggi migliori sia nella visione sia nel test di imaging rispetto a coloro che avevano subito la PK, risultato in contrasto con quanto mostrato da veri studi clinici. Gli autori dello studio riconoscono che il loro set di dati ha difetti che potrebbero essere individuati con un esame attento. «Tuttavia - conclude il professor Giuseppe Giannaccare - se si guarda molto rapidamente il set di dati, è difficile riconoscere l'origine non umana della fonte dei dati».

 

 

CL

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