Meningite, in tre anni calano i casi tra gli italiani

lunedì 24 aprile 2023
Giornata mondiale della meningite 2023

Negli ultimi anni, la meningite si è dimostrata un problema sanitario mondiale in continuo calo. Tuttavia, si tratta di una parologia da non sottovalutare, dato che l’infezione è in grado mettere in serio pericolo la condizione di salute delle persone, in alcuni casi portando fino alla morte.

I più recenti dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) mostrano che, in Italia, nel triennio 2019-2021 l’incidenza della meningite da meningococco si è abbassata da 0,32 a 0,04 casi ogni 100mila abitanti. L’ultimo report, risalente al 2021, precisa che nel nostro paese gli affetti da meningococco sono 26, quelli colpiti da meningite pneumococcica ammontano a 480 e i portatori di meningite da emofilo risultano 67. I tre tipi di meningite si sono tutti dimostrati in crescente diminuzione rispetto agli anni precedenti.

La meningite è una grave infezione delle meningi, le membrane che rivestono il cervello e il midollo spinale. Può essere non infettiva (causata da farmaci, neoplasia) o infettiva, perciò causata da agenti patogeni diversi come funghi, virus o batteri. La meningite da funghi si presenta sulle persone con deficit della risposta immunitaria, mentre la meningite virale, la forma più comune, si risolve nell’arco di una settimana e non ha conseguenze gravi. Tuttavia, la meningite batterica, più rara rispetto alle altre forme, può svilupparsi fino a risultare fatale.

I batteri si trasmettono da persona a persona attraverso goccioline di secrezioni respiratorie. In ogni caso, fattori come le età, la stagione, l’esposizione al fumo, il contatto stretto e alcune patologie di base rappresentano le principali forme di rischio di infezione.
I sintomi più comuni sono torcicollo, febbre, mal di testa, vomito e sensibilità alla luce. Anche con una diagnosi precoce e un trattamento adeguato, dal 5 al 10% dei pazienti muore entro massimo 48 ore dall’insorgenza dei sintomi. La meningite batterica può provocare danni cerebrali e perdita dell’udito nel 10-20% dei sopravvissuti.

Diversi batteri possono provocare la patologia, come il meningococco, lo pneumococco e l’emofilo. La patologia meningococcica produce grandi epidemie ed è la più diffusa dato che è in grado di colpire chiunque, con particolare riguardo verso bambini e adolescenti. I neonati sono i più esposti, essendo affetti 1,48% ogni 100mila. Può infettare solo gli esseri umani, i quali trasportano il batterio nella gola con il rischio che si diffonda con il flusso sanguigno fino al cervello. Secondo l’ISS, il 5-10% della popolazione mondiale “ospita” il meningococco nel naso o nella gola, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che, in Europa, la meningite meningococcica colpisce 0,26 persone ogni 100mila.
Nella maggior parte dei casi, la diagnosi del tipo meningococcico viene effettuata mediante un esame seguito da una puntura lombare che mostra un liquido spinale purulento, altrimenti si ricorre a un esame microscopico del liquido spinale. Il trattamento della patologia prevede una cura antibiotica prima o dopo la puntura lombare, in modo da ridurre il rischio di evoluzione e trasmissione.

Da più di 40 anni sono disponibili vaccini contro il meningococco, non universali ma specifici e dalla durata variabile. Si tratta del mezzo più efficace per prevenire l’infezione, che viene somministrato solo ad alcune fasce di popolazione e ai gruppi a rischio. I tre autorizzati sono il vaccino a base proteica, utilizzato contro le epidemie, il vaccino coniugato, utilizzato anche per la prevenzione, e il vaccino polisaccaridico, sempre in risposta alle epidemie (principalmente usato in Africa).

torna all'inizio del contenuto