Endometriosi, all’Aou di Cagliari fino a cento interventi all’anno

venerdì 31 marzo 2023
Endometriosi, all’Aou di Cagliari fino a cento interventi all’anno

L'individuazione precoce e il trattamento dell’endometriosi sono fattori cruciali per chi vive con questa patologia. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel mondo sono coinvolte oltre 190mila donne. Nel Centro endometriosi del Duilio Casula, diretto dal professor Stefano Angioni direttore anche di Ginecologia e Ostetrica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari vengono seguite oltre mille pazienti con l’ausilio di moderne apparecchiature e un approccio chirurgico multidisciplinare.

Il trattamento medico è quello maggiormente adottato nell’affrontare l’endometriosi. Vengono usati farmaci ormonali che agiscono sull’endometrio bloccando la mestruazione, generalmente efficaci sul dolore cronico ma non per la ricerca di una gravidanza. La percentuale di pazienti che riscontrano problemi di infertilità o sub-fertilità si aggira intorno al 35%.

Nei casi più severi della patologia l’approccio chirurgico può essere una valida opzione. «Il trattamento chirurgico è indicato nei in casi di aumento delle dimensioni delle cisti o dolori pelvici che non rispondono alla terapia medica. Per spiegare il motivo di ciò porto un esplicativo – spiega il professor Stefano Angioni – il trattamento chirurgico delle cisti ovariche endometriosiche comporta dei rischi come un danno alla funzione riproduttiva ed anche, in alcuni casi, nella comparsa della menopausa precoce».

«Al Policlinico Duilio Casula vengono effettuati da circa 20 anni 80-100 interventi all’anno – spiega il professore - l’intervento deve evitare di danneggiare le ovaie e per questo viene utilizzato un particolare approccio mediante l’utilizzo del nuovo laser a diodi, che rispetta il tessuto ovarico sano e consente il trattamento di queste cisti minimizzando potenziali effetti negativi sulla fertilità».

«La chirurgia è necessaria anche nei casi in cui l’endometriosi si infiltra nei tessuti – spiega il professor Angioni- e non risponde alla terapia medica, avendo un impatto negativo sulla qualità di vita a causa di dolori o alterazioni delle funzionalità urinarie o intestinali. Questo trattamento prevede un’esperienza chirurgica mirata da parte del ginecologo che lo effettua, dato che la malattia può coinvolgere i nervi, la vescica, l’uretere, l’intestino ed è spesso associata a aderenze tenaci tra l’apparato genitale interno e gli altri organi».

«Questa tecnica chirurgica, applicata al Policlinico Duilio Casula, è personalizzata alla condizione clinica della paziente, alla sua età e all’eventuale desiderio riproduttivo. L’utilizzo di strumentazione ultramoderna come: laser, strumenti ad ultrasuoni, tecnica di visualizzazione ad alta definizione e 3D permette di ottenere ottimi risultati minimizzando i rischi – continua il professore. Le procedure sono portate avanti da un’equipe multidisciplinare, composta dai chirurghi della Chirurgia Colorettale diretta dal professor Luigi Zorcolo, e il professor Antonello De Lisa, urologo dell’Università di Cagliari».

«Nella maggior parte dei casi, anche i più complessi – conclude il professor Stefano Angioni - l’approccio multidisciplinare porta a dei buoni risultati. Scegliere se e quando operare è il momento più importante discusso con il paziente, affinché si evitino interventi ripetuti e insoddisfacenti. I re-interventi sono indicati esclusivamente se il chirurgo è convinto di poter migliorare in maniera significativa l’evoluzione clinica della malattia».

L.M

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