Tubercolosi, Italia con l’incidenza tra le più basse d’Europa

venerdì 24 marzo 2023
Tubercolosi, Italia con l’incidenza tra le più basse d’Europa

Secondo i dati del 2022 pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel nostro paese i casi di tubercolosi risultano 2287, ovvero 3,8 casi ogni 100mila abitanti. La media europea, di 7,3 casi su 100mila, fa si che l’Italia rientri tra i paesi a bassa incidenza, registrando anche un calo del 24% rispetto all’anno precedente, in cui si erano rilevati 3346 casi.

Nel 2021, la tubercolosi è stata la seconda causa di morte a livello mondiale (dopo il Covid-19), con una media di quasi 4mila decessi al giorno. L’OMS riporta che, nel mondo, circa 10milioni di persone hanno contratto la malattia, delle quali 1.2milioni sono bambini, mentre risultano 1.4milioni le persone decedute. Nel nostro paese, delle 2287 persone affette, risulta che il 61,4% ha tra i 25 e i 64 anni, il 18,9 % è over 65, il 15,1% tra 15 e 24 anni e la restante percentuale è riferita agli under 14. Nel 63,1% dei casi si tratta di maschi, mentre nel 36,9% di femmine.

La tubercolosi è una malattia infettiva causata dal Mycobacterium tuberculosis, un batterio Gram positivo (batterio che rimane colorato di blu o viola dopo aver subito la colorazione di Gram) detto anche bacillo di Koch, dal nome dello scienziato che lo scoprì nel 1882. Colpisce principalmente i polmoni, ma può interessare tutte le parti del corpo: se l’infezione si verifica nei polmoni prende il nome di tubercolosi polmonare, se si verifica al di fuori si parla di tubercolosi extra-polmonare. La prima interessa l’80-85% dei casi totali ed è asintomatica, causando solo sintomi iniziali non specifici (tosse, perdita di peso, dolore toracico, febbre e sudorazioni), la seconda, quella extra-polmonare, rappresenta il restante 15-20%. Quest’ultima causa sintomi come meningite, ulcera, spondilite, pleurite tubercolare e Tubercolosi urogenitale, che si manifestano nei vari siti interessati come il sistema nervoso centrale, pelle, colonna vertebrale, pleura e apparato genito-urinario.

Il batterio, proveniente da secrezioni bronchiali o gocce di saliva, si trasmette per via aerea, attraverso colpi di tosse o starnuti. La trasmissione avviene solamente da portatori attivi e il periodo di incubazione può andare dalle otto settimane a tutta la vita. La metà di tutti i casi di malattia si verifica entro cinque anni dall’infezione, ma le persone in cui progredisce effettivamente sono solo una minoranza di tutti gli infettati. Inoltre, il livello di contagiosità del paziente dipende dalla concentrazione di batteri nell’espettorato, dalla gravità della tosse e dalle pratiche igieniche attuate dal paziente, mentre la probabilità di trasmettere il batterio è data dalla frequenza e vicinanza del contatto. In qualsiasi caso, prima dei 21 giorni dopo essere stata infettata, la persona non può trasmettere la propria malattia agli altri.

La patologia è trattata con specifiche cure antibiotiche o con un’accurata diagnosi precoce dei soggetti che possono infettare. Ad oggi, l’esame preliminare più diffuso è il test della tubercolina (Mantoux), in cui la reazione positiva indica che il sistema immunitario è già venuto a contatto con la tubercolosi. In seguito, è la radiografia al torace che svela la possibile presenza della malattia. Tuttavia, la diffusissima vaccinazione tubercolare protegge contro le forme gravi di tubercolosi (meningite tubercolare, tubercolosi miliare) e viene somministrata prima del compimento dei cinque anni d’età.

Il 24 marzo, si celebra la Giornata mondiale dedicata a questa patologia. La data scelta è per ricordare il giorno in cui il medico Heinrich Hermann Robert Koch, annunciò la scoperta del batterio responsabile della malattia. La ricorrenza ha lo scopo di sensibilizzare le persone sulla malattia e ricordare l’importanza della prevenzione, della vaccinazione per fermare definitivamente la tubercolosi in tutto il mondo.

LM

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