Diabete e obesità, quando l’approccio chirurgico è necessario

sabato 11 marzo 2023
Diabete e obesità, quando l’approccio chirurgico è necessario

Il diabete e l’obesità sono patologie in continua diffusione nel mondo e strettamente legate fra loro. Secondo la Barometer Diabetes Observatory Foundation, in Italia sono oltre 3milioni le persone che dichiarano di essere affette da diabete di tipo 2 (T2D), il 5-6% dell’intera popolazione. D’altra parte, l’ultimo Report del 2021 svela che il 46% della popolazione italiana adulta e il 26,3% di quella infantile presentano un eccesso di grasso corporeo. Ad oggi, la chirurgia è uno dei trattamenti di riferimento per i casi più complicati di obesità e diabete.

Approfondiamo il tema con due specialisti dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, la professoressa Ferdinanda Velluzzi e il dottor Efisio Cossu e al chirurgo Giovanni Fantola dell’ARNAS Brotzu.

«La diffusione del diabete è quasi raddoppiata negli ultimi trent’anni – afferma il dottor Efisio Cossu, direttore della Diabetologia dell’Aou di Cagliari - a causa dell’invecchiamento della popolazione e di altri fattori non necessariamente negativi come la diagnosi precoce e l’aumento della sopravvivenza, cresciuta di oltre il 20%. L’aumento della prevalenza dell’obesità – conclude il dottor Cossu - ha creato una pandemia chiamata “Diabesità”».

Diabesità, termine coniato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, evidenzia la stretta associazione fra due patologie: il diabete e l’obesità. In Italia colpisce circa 2.000.000 di persone per cui si ritiene necessaria una corretta prevenzione dell’obesità per influire positivamente anche sulla riduzione della diffusione del diabete e limitare gli effetti negativi sull’impatto socioeconomico e sanitario.
Anche l’obesità rappresenta un grande problema di sanità pubblica. Risulta una prevalenza lievemente superiore nel sesso maschile e la patologia si manifesta nella forma più seria in oltre il 10% della popolazione. Pur esistendo delle differenze territoriali che mostrano una prevalenza maggiore di casi al Sud rispetto al Centro e al Nord, l’incremento si è registrato in tutte le regioni italiane, particolarmente tra le fasce di popolazione con un livello socioeconomico e culturale inferiore.

«In Sardegna – spiega la professoressa Ferdinanda Velluzzi, referente del Centro obesità del San Giovanni di Dio e Presidente Regionale Società Italiana Obesità - finora considerata una regione a prevalenza inferiore rispetto alle altre regioni dell’area meridionale-insulare, i dati registrati nel 2021 mostrano un incremento del tasso di obesità nella popolazione adulta, anche se i dati relativi all’età evolutiva (3-17 anni) sono ancora inferiori (circa il 23%) sia alle regioni del Sud Italia (33% in media) che alla media nazionale pari ad oltre il 26%».

Le cause del sovrappeso e dell’obesità sono molteplici e coinvolgono meccanismi complessi, così come sono molteplici le conseguenze sulla salute fisica e psichica delle persone che ne sono affette. «Tuttavia – precisa la Velluzzi - la percezione della gravità di questa condizione è ancora insufficiente e pur trattandosi di una patologia cronica, recidivante, ad elevata prevalenza, è ancora radicata la convinzione, purtroppo anche nel mondo sanitario, che si tratti di un problema legato esclusivamente all’adozione di uno stile di vita scorretto imputabile ad una scarsa volontà degli individui».

«Nel Centro obesità dell’Aou di Cagliari - afferma la professoressa Velluzzi – viene offerto un servizio ambulatoriale per la gestione dell’obesità e delle complicanze associate. L’approccio utilizzato è quello multidisciplinare integrato di tipo medico-endocrinologico, nutrizionale e motorio con la possibilità di una consulenza e di un supporto psicologico-psichiatrico, diverse consulenze specialistiche e di un eventuale indirizzo verso un percorso di chirurgia bariatrica».

I pazienti affetti da obesità, con indice di massa corporea di 30kg/m2 (obesità di I e II grado), hanno un rischio aumentato di presentare il diabete di tipo 2 e tutte le patologie definite all’interno della sindrome metabolica (ipertensione arteriosa, apnee notturne, ipercolesteolemia, ipertrigliceridemia). I pazienti affetti da obesità di terzo grado, ovvero con indice di massa corporea superiore a 40 kg/m2, trovano nella chirurgia la terapia principale.

«È ben noto che diabete e sindrome metabolica sono alla base delle patologie cardiovascolari che purtroppo possono esitare in eventi acuti – spiega il dottor Giovanni Fantola, direttore della Chirurgia metabolica e dell’obesità dell’ARNAS Brotzu - quali ad esempio infarto del miocardio e ictus. Inoltre,’infiammazione causata da Obesità e sindrome metabolica è correlata allo sviluppo di tumori. È importante che tutti i pazienti diabetici (di tipo 2) affetti da obesità vengano valutati in un contesto multidisciplinare».

«La chirurgia dell’obesità – aggiunge il dottor Fantola - negli anni si è delineata come trattamento dell’obesità in termini di calo di peso (chirurgia bariatrica) e come trattamento del diabete e della sindrome metabolica del paziente affetto da obesità (chirurgia metabolica)». «La chirurgia metabolica è stata studiata negli ultimi 20 anni – aggiunge Fantola - e i risultati sono attualmente ampiamente approvati da trial randomizzati con livello di evidenza 1. Non è comunque miracolosa, e a lungo tempo è necessario che il paziente mantenga il peso perso».

«I pazienti sottoposti a chirurgia presentavano a 5 anni di distanza un netto miglioramento dei parametri del diabete - conclude il chirurgo- e una riduzione drastica dell’assunzione dei farmaci insulina e ipoglicemizzanti, tanto che più della metà dei pazienti a 5 anni non assumeva più alcun farmaco antidiabetico».


L.M

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