Giornata internazionale del braille

mercoledì 4 gennaio 2023
Giornata internazionale del braille

Il Braille, dal nome del suo inventore Louis Braille, è una rappresentazione tattile di simboli alfabetici e numerici che utilizza sei punti per rappresentare ogni lettera e numero, e persino simboli musicali, matematici e scientifici. È utilizzato da persone non vedenti e ipovedenti ed è essenziale nel contesto dell'istruzione, della libertà di espressione e di opinione, nonché dell'inclusione sociale, come indicato nell'articolo 2 della  Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Il 4 gennaio è la Giornata Internazionale del Braille al fine di garantire un’informazione corretta nel ramo della prevenzione dei disturbi della vista e di sensibilizzare circa l’importanza di questo alfabeto come mezzo di comunicazione nella piena realizzazione dei diritti umani per i non vedenti e ipovedenti.

La perdita della vista rappresenta un vero e proprio problema negli stati più poveri: si stima che la prevalenza dei disturbi della vista da lontano nelle aree a basso e medio reddito sia quattro volte superiore a quella delle aree ad alto reddito. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) su cecità e ipovisione il numero globale di persone con disabilità visiva nel più recente rapporto OMS “World report on vision” pubblicato a ottobre 2019, si stima che almeno 2,2 miliardi di persone abbiano una disabilità visiva, di cui almeno un miliardo ha una disabilità visiva che avrebbe potuto essere prevenuta.

Secondo il Rapporto ISTAT “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione europea” , le gravi limitazioni visive colpiscono mediamente il 2,1% della popolazione dell’Unione Europea dai 15 anni in su, mentre a partire dai 65 anni si arriva al 5,6% e dai 75 anni all’8,7%. In Italia si stima che siano quasi 1,4 milioni gli ipovedenti e circa 220.000 i non vedenti. Due persone su cento, dai 15 anni in su, soffrono di gravi limitazioni sul piano visivo, percentuale che sale al 5,4% tra chi ha più di 65 anni e all’8,6% per chi ha almeno 75 anni.

Cecità e ipovisione possono dipendere da numerose cause. Gli errori refrattivi non corretti e la cataratta non operata sono le due principali cause di menomazione visiva. Il mancato intervento di cataratta resta la prima causa di cecità nei Paesi a basso e medio reddito. La prevenzione è il modo migliore per conservare la propria vista. La Società Oftalmologica Italiana consiglia una visita alla nascita, entro i 3 anni, a 12 anni, una volta ogni due anni dopo i 40 e una volta l’anno per le persone oltre i 60.

L’impatto psicosociale della cecità e dell’ipovisione, nonostante l’aumento della sensibilità collettiva su questi temi, è ancora molto rilevante. È necessario continuare a promuovere la conoscenza della prevenzione e soprattutto della riabilitazione visiva sia tra i cittadini sia tra gli operatori del settore, tenendo presente che l’aumento del numero di soggetti ipovedenti ha determinato, in questi ultimi anni, un rinnovato interesse scientifico e istituzionale nei riguardi della prevenzione dell’ipovisione e della cecità.

C.F

torna all'inizio del contenuto