Appendicite, le nuove cure e la scelta tra chirurgia e antibiotici

martedì 21 dicembre 2021
Appendicite, le nuove cure e la scelta tra chirurgia e antibiotici

Circa il 70% delle appendiciti acute non complicate può essere curato con una semplice terapia antibiotica, senza il ricorso alla chirurgia. È la conclusione a cui arriva una revisione della letteratura scientifica pubblicata sul Journal Of American Medical Association (JAMA).

«L'appendicite acuta è la più comune emergenza di chirurgia addominale nel mondo, colpendo circa una persona su mille», spiega il coordinatore dello studio Theodore Pappas, della Duke University School of Medicine di Durham, in USA. «Fino a poco tempo, l'unica opzione di trattamento era la chirurgia, quindi avere un approccio non chirurgico per una parte di questi casi ha un impatto significativo sia per i pazienti che per il sistema sanitario».

Dai primi anni duemila ad oggi, l'attenzione della comunità scientifica sul tema dell'appendicite acuta è stata catturata dall'emergere di evidenze scientifiche forti, supportate da trials prospettici randomizzati, che dimostrano come, in caso di forme non complicate di appendicite acuta (cioè quando non si sia già verificata una perforazione del viscere, con conseguente sviluppo di un ascesso in prossimità delle pareti dello stesso, o addirittura di una peritonite acuta generalizzata), il trattamento antibiotico è efficace nell'immediato in circa l'80% dei pazienti.

«L’evidenza scientifica – spiega il professor Adolfo Pisanu, direttore della Chirurgica d'ugenza dell'Aou di Cagliari - suggerisce l'appendicectomia laparoscopica come gold standard per il trattamento della patologia, con minore incidenza di infezioni della ferita, complicanze post intervento, degenza ospedaliera e qualità della vita nettamente migliore rispetto all’appendicectomia a cielo aperto». Il professor Pisanu, insieme al chirurgo Mauro Podda, ha contribuito nel 2020 a scrivere le linee guida mondiali sull'appendicite.

Gli studi di follow-up a cinque anni di alcuni trials hanno evidenziato come, in caso di iniziale terapia conservativa con antibiotici, un secondo episodio di appendicite acuta possa verificarsi in circa il 40% dei casi. Vale la pena notare che in caso di presentazione di un secondo episodio, l'appendicite non si manifesta in forme più gravi o in stadi più avanzati rispetto all'episodio iniziale.

«Questo ci permette – continua il professor Pisanu - di validare l'assoluta sicurezza del trattamento antibiotico dell'appendicite acuta non complicata. Tuttavia, pur mancando ad oggi evidenze scientifiche forti, pazienti che presentano alla diagnostica ecografica o TC un appendicolita (piccolo agglomerato fecale) intra o extra luminale, e pazienti con diametro appendicolare maggiore di 13 mm alla diagnostica per immagini, andrebbero esclusi dal trattamento conservativo a causa di un elevato rischio di fallimento dello stesso e andrebbero quindi sottoposti ad appendicectomia».

I pazienti, debitamente informati sui benefici e sui rischi delle diverse opzioni disponibili, devono essere coinvolti in un virtuoso processo di "shared decision-making", dimostrato in grado di fornire i migliori risultati di soddisfazione e cura.

«Pazienti fortemente motivati a essere sottoposti ad un intervento chirurgico di appendicectomia laparoscopica – conclude l’esperto dell’Aou di Cagliari - per non incorrere nel rischio di futuri episodi di appendicite possono essere operati in tutta sicurezza, con tassi di complicanze post-operatorie bassi.

Pazienti che preferiscono non essere sottoposti ad appendicectomia dovrebbero essere informati che, rispettando le corrette indicazioni, il trattamento conservativo con antibiotici dell'appendicite acuta non complicata è sicuro e, nella maggior parte dei casi, efficace».

 

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