Antibiotici, in Italia diminuisce l'uso ma la resistenza resta ancora alta

mercoledì 30 giugno 2021
antibiotici calo

Diminuisce l'uso degli antibiotici in Italia e in particolare l'impiego sugli animali da allevamento rispetto all'uomo. Dato incoraggiante che però non deve far rallentare la lotta contro il fenomeno dell'antibiotico resistenza, che rimane sempre a livelli alti. A rivelarlo è lo studio pubblicato congiuntamente dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). È il terzo sul tema antibiotico e antibiotico-resistenza ed esamina dati tra il 2016 e il 2018.

L’antibiotico-resistenza è un grave problema di salute pubblica mondiale con gravi ripercussioni economiche. Il calo significativo, nell'impiego di antibiotici negli animali, indica che le misure assunte a livello nazionale per limitarne l'uso si stanno rivelando efficaci. Nel periodo preso in considerazione l'uso di una classe di antibiotici chiamati polimixine, che include la colistina, si è quasi dimezzato negli animali da produzione alimentare.

Per la ricerca è stato applicando un approccio del tipo “One Health” (salute unica, globale) che collega la salute degli animali, dell'uomo e degli ecosistemi. Le tre agenzie dell’Unione Europea hanno scrupolosamente esaminati i dati sul consumo di antibiotici e sullo sviluppo di antibiotico-resistenza (AMR).

Si tratta di uno sviluppo positivo in quanto le polimixine sono utilizzate anche negli ospedali per curare i pazienti infettati da batteri resistenti a più farmaci. Bernhard Url, direttore di Efsa, parla di «una notizia incoraggiante che ci porta a ritenere che le misure in atto siano efficaci e la strada imboccata quella giusta».

Dallo studio è emerso che la situazione in Europa non è omogenea e varia in modo significativo in base al Paese e alla classe di antibiotici. Ad esempio, le aminopenicilline, le cefalosporine di 3° e 4° generazione e i chinoloni sono utilizzati più negli esseri umani che negli allevamenti, mentre le polimixine (colistina) e le tetracicline sono utilizzate più negli animali da produzione alimentare che nell'uomo.

La ricerca mette in luce anche i nessi tra l’impiego di antimicrobici negli animali e l’AMR nei batteri presenti in animali da produzione alimentare, a loro volta associati ad AMR nei batteri presenti in esseri umani. Ne è un esempio il batterio Campylobacter spp. che si riscontra negli animali da produzione alimentare e causa infezioni alimentari nell'uomo. Gli esperti hanno rilevato un'associazione tra la resistenza

Il quadro generale permette di individuare un miglioramento anche per quanto riguarda l’Italia: si legge una chiara tendenza alla diminuzione dei consumi tra il 2014 e il 2018. Ma, purtroppo, il fenomeno dell’antibiotico resistenza resta stabile e a livelli alti.

CL

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