Sono 600mila i sardi in sovrappeso, 160mila gli obesi

venerdì 11 giugno 2021
Velluzzi Centro Obesità

Seicentomila sardi in sovrappeso e, di questi, 160mila sono obesi. Sono numeri allarmanti quelli diffusi dalla sezione sarda dell’Aigo (Associazione Italiana Gastroenterologi e Endoscopisti Digestivi Ospedalieri).

Certo, guardando il tasso medio regionale di sovrappeso (38%) rispetto alla media nazionale (41.9%) la situazione in Sardegna potrebbe sembrare soddisfacente, tenendo anche conto del confortante dato emerso dal rapporto Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la salute in Italia) il sistema con cui le ASL coordinate dalle Regioni e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sorvegliano gli stili di vita.

Grazie a questo monitoraggio si è fotografata l'attenzione dei medici di medicina generale rispetto al problema obesità. Infatti, il 56.4% dei cittadini sardi con eccesso ponderale ha ricevuto indicazione a calo ponderale dal proprio medico, rispetto ad una media nazionale inferiore (46.9%).

In realtà però i numeri in valore assoluto sono decisamente importanti e quei 600mila in sovrappeso sono un dato che fa riflettere. La Sardegna mostra risultati lievemente sotto la media in termini di prevalenza rispetto alle altre regioni italiane, in particolar modo rispetto a quelle meridionali ma i numeri che emergono rimangono allarmanti e pongono l’attenzione sulla necessità di collaborazione tra specialisti e l'integrazione di competenze multidisciplinari.

«Il sovrappeso e l’obesità - afferma la professoressa Fernanda Velluzzi, responsabile del centro obesità al San Giovanni di Dio e Presidente Regionale Società Italiana Obesità - rappresentano anche nella nostra regione, un enorme problema sanitario, sociale ed economico, nei confronti del quale c’è ancora molto da fare». «Purtroppo è ancora diffuso - prosegue la Velluzzi - il concetto che il trattamento dell’obesità sia esclusivamente legato alla volontà del paziente, così come la misura del peso e dell’altezza».

Al San Giovanni di Dio, il Centro Obesità ha in carico oltre 1000 pazienti all’anno, che vengono trattati con un approccio multidisciplinare. La maggior parte è di sesso femminile e con un valore medio di BMI (Indice di massa corporea o Body Mass Index) di oltre 36, dato incisivo durate la campagna di vaccinazione contro il Covid-19 poiché ha visto rientrare nella categoria dei più fragili la maggior parte dei pazienti.

Infatti, è stato confermato che l’infezione da Sars-CoV-2 colpisce i soggetti affetti da obesità (con BMI superiore a 35) in maniera più grave e con un tasso di mortalità più elevato rispetto alle persone in normopeso.

«Seguendo la normativa ministeriale - conclude la professoressa- abbiamo richiamato e siamo riusciti a vaccinare tutti i soggetti con indice di massa corporea elevato, permettendo loro di proseguire in sicurezza e con maggiore tranquillità psicologica la propria quotidianità».

CL

 

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