Il Coronavirus non ferma i trapianti: 22 in Sardegna dall'inizio dell'anno

sabato 18 aprile 2020
Una sala operatoria

L'emergenza Covid-19 non ha fermato donazioni e trapianti di organi e tessuti in Sardegna. Da gennaio ad aprile sono stati eseguiti nell'Isola 22 trapianti, sei in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, di cui 7 di rene, 3 di cuore, 11 di fegato e un trapianto combinato fegato-rene. Dati che fanno ben sperare alla vigilia della ventitreesima Giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi e tessuti, che si celebra il 19 aprile.

«L'impatto che l'epidemia sta avendo sul nostro sistema sanitario – dice  l'assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – ha sicuramente determinato un rallentamento delle attività dei trapianti e delle donazioni anche in Sardegna, in linea con quanto sta accadendo nel resto del Paese. Il buon andamento registrato all'inizio dell'anno ha subito una frenata nelle ultime settimane, ma non un arresto e il bilancio resta ancora positivo. Un risultato reso possibile grazie non solo all'organizzazione e alle grandi professionalità presenti nella nostra Isola, ma anche alla sensibilità e l'altruismo dei Sardi che hanno dato il proprio consenso alla donazione. Su questo fronte non intendiamo abbassare la guardia e continueremo a mettere in campo ogni strumento possibile per garantire un'attività indispensabile per il salvataggio di vite umane».

La Giornata nazionale per la donazione è, spiega l’assessore, «un'occasione che ha sempre accompagnato iniziative e progetti per informare i cittadini su questo importantissimo tema. Quest'anno, a causa delle misure per evitare la diffusione del contagio, non ci saranno attività pubbliche, ma la piazza sarà virtuale, attraverso la campagna "Diamo il meglio di noi" promossa del Centro nazionale trapianti e a cui aderisce anche il Centro regionale trapianti della Sardegna, sempre attivo nella divulgazione e nella promozione della cultura della donazione».
Il messaggio lanciato dagli operatori sanitari della rete trapianti in occasione della giornata nazionale è “Io faccio la mia parte, tu puoi fare la tua”, un invito a sottoscrivere la tessera del donatore sul sito www.diamoilmegliodinoi.it.

In Italia la pandemia del coronavirus ha rallentato donazioni e trapianti di organi in Italia ma il calo è attutito dal contemporaneo aumento del tasso di consenso al prelievo. Lo si rileva dai dati del Centro nazionale trapianti che fa il punto della situazione sull’attività della Rete trapiantologica in questo periodo di lockdown.

Dall’inizio dell’emergenza i donatori di organi utilizzati sono stati 127, contro i 166 dello stesso periodo dello scorso anno (27 febbraio-16 aprile). Una diminuzione del 23,5%, inevitabile data la situazione complessa delle terapie intensive che sono i luoghi in cui si può procedere all’eventuale donazione di organi dopo l’accertamento di morte. Nella parte dell’anno antecedente alla crisi sanitaria, invece, le donazioni erano aumentate considerevolmente: +13,1% dal 1 gennaio al 26 febbraio 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.

Più contenuto, invece, il calo dei trapianti: durante la pandemia sono stati 362 (-16,8% rispetto alle stesse settimane del 2019), ma la Rete è riuscita a mantenere sostanzialmente attivi anche i centri trapianto degli ospedali più impegnati nella cura dei pazienti covid-19, da Bergamo (dove nei giorni del picco è stato addirittura effettuato un trapianto di polmoni) fino agli ospedali milanesi e a Torino, dove sono stati trapiantati anche reni di donatori svizzeri che rischiavano di rimanere inutilizzati a causa della sospensione dei trapianti nella Confederazione elvetica. Al momento il bilancio del 2020 resta comunque positivo (+3%), grazie alla forte crescita dell’attività che si era registrata tra gennaio e febbraio.

Ad attenuare l’impatto del calo delle donazioni sui trapianti eseguiti è una significativa diminuzione del tasso di opposizione al prelievo: nella finestra temporale della pandemia i “no” alla donazione sono scesi dal 33,1% del 2019 al 25,3%. Il calo delle opposizioni era stato osservato già prima dell’inizio dell’emergenza: nel periodo gennaio-febbraio i “no” erano stati il 26,7% (30,5% nel 2019).

«L’impatto della pandemia sui trapianti era atteso, ma il sistema sta tenendo», commenta il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo, «e questo non era scontato, visto che negli altri paesi europei si osservano cali molto più drammatici». Per Cardillo «il merito è dello sforzo straordinario che stanno compiendo tutti gli operatori sanitari della rete trapiantologica, quasi tutti contemporaneamente impegnati anche nell’assistenza ai pazienti con covid-19 ricoverati nelle rianimazioni e nei reparti. Quello che chiediamo agli italiani è di sostenere questo impegno con il loro consenso alla donazione: senza il “sì” dei cittadini nessun trapianto è possibile».

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